Progetti

 

Piranesi Prix de Rome
PROGETTO PER LA NUOVA VIA DEI FORI IMPERIALI

 

 

 

ACCADEMIA ADRIANEA
DI ARCHITETTURA E ARCHEOLOGIA
+
PIRANESI PRIX DE ROME

Coordinamento generale
Luca Basso Peressut, Pier Federico Caliari, Samuele Ossola
con
Romolo Martemucci, Marina Mattei e Carola Gentilini

Auditorium Hadriani
Pier Federico Caliari, Carola Gentilini, Michele Di Santis, Paolo Conforti, Massimo Bellotti
Fori Imperiali
Sara Ghirardini e Samuele Ossola (coordinamento)
Massimo Bellotti, Giampaolo Celada, Serena Dolci, Anna Sardi, Francesca Garagnani
Basilica di Massenzio
Paolo Conforti e Alessia Chiapperino (coordinamento)
Serena Dolci, Sara Bortolato
Torre Belvedere e Antiquarium della Velia
Alex Bernardelli, Enrico Valerio, Caterina Mancuso,
Dino Kotlar, Martina Gherardi, Emilia Mitrovic, Federica Alberti
Colle Oppio
Sergio Savini (coordinamento)
Maria Luisa Prestini, Federica Alberti, Francesca Garagnani
Tempio di Venere e Roma
Valerio Tolve e Alessandro Raffa (coordinamento)
Giulia Baccetti, Francesca Maria Pozzi
Colosseo
Valerio Tolve e Crispino Alessandro Iannello
Ludus Magnus
Valerio Tolve (coordinamento)
Paola Mattioli, Paolo Piselli, Luigi Filippo Santilli
Forma Urbis
Pier Federico Caliari e Sara Bortolato

Considerazioni generali

Il concetto classico di bellezza, basato sull’archetipo iconico della città ideale, cotituisce il paradigma della proposta progettuale; la prospettiva centrale è il riferimento metodologico, e il segno geometrico, il suo atto generativo. Punto di partenza è la strada-piazza-parco realizzata da Antonio Muñoz, che costituisce il primo momento di disvelamento dei Fori Imperiali, nonchè il disegno di un nuovo assetto dell’area archeologica centrale, come spazio pubblico.

Via dei Fori Imperiali, quindi, come atto “fondativo” di Roma moderna intesa come città ideale, laddove la via e i monumenti che essa connette sono percepiti sostanzialmente nella loro essenza estetica e sintattica. Da questo angolo visuale è possibile introdurre l’idea di Via dei Fori Imperiali come opera d’arte. Opera che oggi, dopo gli interventi del cosiddetto secondo ventennio, si offre in tutta la sua articolazione fatta di sovrapposizioni, compresenze e derivazioni, che sono il prodotto di un disvelamento, anche crudele, delle sue verità formali. Via dei Fori Imperiali si crede, perciò, debba essere considerata nella sua integrità artistica e di conseguenza confermata nel suo tracciato, nei suoi rapporti dimensionali – imperniati sulla prospettiva centrale del Colosseo – e nella sua perentoria chiarezza geometrica.

Tra gli obbiettivi del progetto, non si considera la leggibilità totale dei Fori. Anzi, si ragiona sul palinsesto proprio per mostrare la stratificazione e le compresenze. Si tende a mantenere tutto, e tutto sottoporre a verifica critica, ma senza cancellazioni. Si lavora, in sostanza, sulla continuità e sulla continuazione dell’opera d’arte.

Il progetto propone una lettura critica delle preesistenze, per cui i lacerti del quartiere Alessandrino non sono considerati sullo stesso piano dei resti di Apollodoro, né delle tracce medievali post imperiali. Nè si considera Villa Rivaldi, se non per quello che effettivamente può essere, un completamento del nuovo e non viceversa. Analogamente, il progetto considera la città contemporanea non sullo stesso piano di quella antica. Nel senso che non lo sono fisicamente e non lo sono concettualmente. Entrare nell’area archeologica significa entrare in un «recinto sacro», con le sue differenze, i suoi simboli e le sue ritualità. Vivere la città non significa visitare la città. Vivere la città significa abitarla e sentirla nella sua componente inconscia. Visitarla significa attivare una ricerca di natura estetica che non ha a che fare con il quotidiano. E’ infatti qualcosa che meglio si conclia con l’evento piuttosto che con la lunga durata e con la consuetudine dell’abitare. In questo progetto, città contemporanea e città archeologica restano due realtà distinte sebbene la riconnessione delle “due città” si renda necessaria in una visione comprensiva della storia urbana, come insieme di luoghi collettivi vissuti nella contemporaneità.

Obbiettivi e metodologia di progetto

Il progetto è concepito come una rapsodia, cioè come insieme di progetti elaborati nell’arco di anni di ricerca e di applicazione teorico-progettuale sull’Area Archeologica Centrale. Si tratta di progetti di laurea, tesi di master e di un progetto di concorso, ricomposti in un master plan che costituisce il principale contributo attuale, assieme ad alcuni elementi monumentali di nuova concezione.

La proposta si basa sui seguenti punti fermi: Via dei Fori Imperiali viene mantenuta sostanzialmente nella sua consistenza attuale, con interventi di riduzione e ridisegno dei soli parterres laterali e della superficie estradossale; anche la soluzione della mobilità attuale, con destinazione mista pedonale e di trasporto pubblico speciale, organizzata per fasce orarie, è considerata compatibile con il nuovo assetto proposto.

Via Alessandrina mantiene anch’essa il suo tracciato, ma ridotta nella sezione e resa permeabile alla quota archeologica, assumendo l’architettura dell’acquedotto come modello figurativo; tale trasparenza, unita ai varchi già presenti e a quelli di nuova realizzazione sotto Via dei Fori Imperiali, permettette il collegamento tra tutte le piazze forensi.

Resta invariata quindi la spina a Y generata dagli assi stradali cinquecentesco e novecentesco che si intersecano in prossimità dell’abside orientale della Basilica di Massenzio. Su questa base il progetto propone un approccio da “disegno urbano” articolato su cinque prospettive centrali sulle quali convergono le percezioni più significative dell’area: la prima riguarda l’asse della Colonna Traiana. Un asse importantissimo che collega simbolicamente una serie di inedite centralità, che vedremo più avanti in dettaglio.

La seconda riguarda l’asse del Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, e quindi la matrice originaria dei Fori Imperiali. La terza, l’asse della stessa Via dei Fori Imperiali ed in particolare nel suo tratto in trincea tra le due terrazze realizzate dal Muñoz, quella sul lato della Basilica di Massenzio e quella sul lato della presudo Velia. La quarta si imposta sull’asse Colosseo-Tempio di Venere e Roma e la quinta mette a sistema due colli tra loro prospicienti, mediati dal Colosseo, sull’asse Celio-Oppio.

Tutti gli interventi proposti si confrontano con questo sistema di vedute principali.

Interventi proposti

Il progetto affronta tutti e cinque i temi indicati nel bando dando vita ad un master plan che ridisegna l’area compresa tra Piazza Venezia e Viale della Domus Aurea, cercando di ottimizzare la forma attuale come consegnata dal palinsesto storico.

Il primo intervento riguarda gli Auditoria di Adriano, indagati demolendo uno dei parterre della sistemazione di Raffaele De Vico degli Anni Trenta. Due sono, a nostro modo di vedere, le possibilità: la ricostruzione del parterre oppure una nuova proposta in armonia con la sistemazione generale di Piazza Venezia, senza prevedere volumi o altri innesti stilisticamente incongrui. La scelta è andata in questa seconda direzione, soprattutto per ragioni di ricerca progettuale. La soluzione architettonica è quella di una tholos estremamente ribassata il cui centro è collocato nell’intersezione tra il prolungamento dell’asse di unione dei centri delle due cupole delle chiese di Santa Maria di Loreto e del Santissimo Nome di Maria con l’ellisse generativa della sistemazione di De Vico. La tholos, con diametro uguale a quello del Pantheon, presenta un intradosso con volta a calotta sferica e un estradosso trattato a scalinata circolare incentrata su un oculo centrale, attraverso il quale è possibile vedere le strutture archeologiche. La figura circolare è contaminata dalla geometria della scala di uscita della stazione della Linea C della metropolitana.

Il secondo intervento riguarda la sistemazione dei Fori Imperiali nelle specchiature non interessate dal passaggio di Via dei Fori Imperiali e di Via Alessandrina, contestuale alla collocazione di due nuovi ingressi al sito archeologico dal Foro di Cesare (Clivus Argentarius) e da Largo Ricci. La sistemazione del Foro di Cesare si basa sull’intensificazione del ruolo architettonico e scenografico del Tempio di Venere Genitrice di cui si propone un aggiornamento dell’anastilosi cercando di evidenziarne i diversi momenti di trasformazione rispetto all’originale, in particolare quello di epoca massenziana. L’ingresso viene collocato sul lato della Chiesa dei Santi Luca e Martina nel quadro di una nuova disponibilità di spazi adibiti a servizi che coinvolge tutto il lato orientale del Foro.

L’intervento nel Foro di Traiano, riguarda il trattamento della Via Alessandrina finalizzata alla sua permeabilità e all’intensificazione volumetrica dell’elemento di connessione tra le piazze traianea e augustea, considerato importante in quanto unico giunto non lineare tra i diversi fori ed elemento geometrico di riferimento rispetto all’asse di simmetria impostato sulla Colonna Traiana (asse che proseguendo interseca l’abside della basilica massenziana, il centro di unione tra le due celle di Venere e Roma, la Meta Sudans, il Tempio del Divo Claudio e il centro di Santo Stefano Rotondo). Al contrario, le preesistenze del quartiere Alessandrino vengono ridotte nella loro presenza volumetrica e portate ad una quota di semplice leggibilità, riempite e utilizzate come parterre disponibile a servizi e ad esposizione. L’ingresso (valido anche come uscita) è collocato nell’estremità meridionale del triangolo di scavo – sorta di punta di freccia diretta verso il Tempio di Venere e Roma – tra il Fori di Augusto e Nerva.

La terza proposta riguarda una serie di interventi connessi con i “propilei” posti in prossimità del secondo segmento di Via dei Fori Imperiali, quello in trincea, tra la Basilica di Massenzio e la restante parte della Velia e Villa Rivaldi. Tali interventi riguardano: a) la realizzazione di una torre-belvedere, ispirata da alcune soluzioni proposte per il Concorso per il Palazzo del Littorio del 1934 e collocata tra Via dei Frangipane e il Muro del Muñoz. La torre, il cui centro geometrico corrisponde a quello della scala scenografica che porta al Belvedere Cederna, ingloba al suo interno la scala stessa e si pone come terminale dell’asse di rifondazione simbolica che unisce l’ingresso agli Orti Farnesiani con l’abside costantiniana della Basilica di Massenzio;

  1. b) la realizzazione del museo antiquarium sulla parte restante della Velia, posto a sistema con la preesistenza di Villa Rivaldi, e dotato di una stoà che si sviluppa lungo tutto il profilo del Belvedere Cederna, sicchè, su Via dei Fori Imperiali si affaccia un nuovo complesso architettonico, formato dalla torre-belvedere e dalla stoà superiore che incorniciano il muro-ninfeo del Muñoz. c) La realizzazione del volume dei servizi di biglietteria, bookshop e accoglienza sulla terrazza posta a sommità del Clivus di Venus Felix a ridosso della grande sostruzione neroniana. Il volume, organizzato su due livelli e raggiungibile anche da Via dei Fori Imperiali attraverso la scala realizzata dal Muñoz, costituisce il punto di confluenza e distribuzione dei flussi in entrata e uscita per e dal Foro Romano-Palatino, con l’importante connessione delle uscite della stezione Fori Imperiali della Matro C. La presenza della stazione è ulteriormente strategica per il reperimento di spazi museali di cui al punto successivo. d) La creazione di una stazione-museo sotto Via dei Fori Imperiali, capace di connettere le due realtà opposte dell’Antiquarium della Velia e dell’ingresso alla Basilica di Massenzio. Gli spazi museali, intesi spazialmente come una grand galerie, costituiscono il prolungamento del volume ipogeo della stazione della metro fino a ridosso del Vicus ad Carinas, in prossimità del Tempio della Pace. Le strutture antiche trovate sotto Via dei Fori Imperiali nei recenti saggi di scavo archeologico vengono conservate alla stessa quota, tra l’estradosso del della volta del museo e il piano stradale.

La quarta proposta riguarda l’asse Colosseo-Tempio di Venere e Roma. Per quanto riguarda quest’ultimo, il bando richiedeva una tridimensionalizzazione del pronao per restituire l’idea della grande dimensione del Tempio. Anche qui, si potrebbe scegliere tra la ricostruzione del Viridarium Veneris et Romae di Muñoz, oppure optare per una soluzione più volumetrica corroborata da una ricerca progettuale riferita alla vicenda realizzativa del Tempio. Data la dimensione originaria dello stesso, la scelta è andata nella doppia direzione e quindi verso una riproposizione del Viridarium nel pronao e nella peristasi, e contemporaneamente, verso una ricostruzione museografica del volume della sola cella. Il risultato è quello di un elemento architettonico di notevoli proporzioni, ma compatibile con quelle del Colosseo e della Basilica di Massenzio, monumenti tra i quali, l’ipotetico nuovo volume va ad inserirsi, e con i quali cerca un confronto dimensionale. La restituzione museografica privilegia i segni in sezione, per offrire una lettura dei diversi elementi compositivi e delle diverse quote (imposta e chiave della volta della cella, trabeazione, colmo del tetto, ecc).

Per quanto riguarda il Colosseo, si è considerata la realizzazione dell’intero piano dell’arena e, grazie alla nuova superficie continua, la possibilità di realizzare una piazza aperta al pubblico in occasione di manifestazioni oppure sulla base di particolari calendarizzazioni. Al suo interno, viene proposta una grande scenografia effimera, riferita alla Chiesa di Santa Maria dei Martiri, progettata da Carlo Fontana tra il 1675 e il 1679 per essere costruita nel Colosseo, ma mai realizzata. La scenografia, reversibile ed esplorabile, sarebbe da realizzarsi con struttura in carpenteria metallica, volumi realizzati in blocchi di polistirene fresato risvestiti in resina, con i principali elementi architettonici in legno modanato a controllo numerico.

Il quinto intervento, riguarda l’asse, o meglio il rapporto tra i colli Celio e Oppio, con l’obbiettivo di istituire una continuità tra la terrazza del Tempio del Divo Claudio e quella della Domus Aurea – Terme di Traiano e Tito. L’asse, passante tra il Colosseo e il volume di nuova proposta collocato sopra il Ludus Magnus, trova come elemento architettonico di mediazione un ulteriore edificio museale che si sviluppa orizzontalmente lungo il perimetro del sedime delle Terme di Tito, che vengono a loro volta contestualmente scavate e musealizzate. I due nuovi edifici costituiscono con la parte terminale dei loro volumi una sorta di di portale dell’Area Archeologica Centrale su Via Labicana. Il volume del Ludus Magnus, infine, va a completare il disegno urbano settecentesco di Via di San Giovanni in Laterano, ricostituendone la testata difronte al Colosseo.

General Observations

The classical concept of beauty, based on the iconic archetype of the ideal city, is the paradigm of the design proposal; central perspective is the methodological refence, and geometrical mark is the re-foundation act. The starting point is the road/square/park system designed by Muñoz, which is at the same time the first revelation point of the Imperial Forums, and the design of a new arrangement of the central archaeological area as a public space. Via dei Fori Imperiali is meant as a “founding” act of modern Rome, meant as the ideal city where the road and the monuments connected are mainly perceived in their aesthetic and syntactic essence. From this point of view it is possible to introduce the idea of Via dei Fori Imperiali as a work of art. Today, after the so-called second twenty-years regime interventions, it is possible to see this work of art in its complexity, made of layering, conjunctions and derivations, which are the result of the revelation -sometimes cruel- of its formal reality.

Via dei Fori Imperiali has to be considered in its artistic integrity, and therefore confirmed in its layout,  dimensional proportions – based on the central perspective view of the Colosseum – and geometric dogmatic clarity.

The complete legibility of the Imperial Fora is not a main target of the project; the focus is on the palimpsest, instead, with the aim to show layering and coexistence of different ages. Everything is worth to be preserved, and everything  has to be submitted to critical review, without any deletion.  It is essentially a work on continuity and continuation of the work of art.

The proposal concerns a critical interpretation of the existing elements: the fragments of the the Quartiere Alessandrino aren’t considered on the same level as the ruins of Apollodorus, nor are the medieval traces, and Villa Rivaldi is taken in consideration for nothing but its essence, a completion of the new (and not vice versa).

Similarly, ancient and modern city aren’t considered at the same level. They aren’t physically nor conceptually. Entering the archaeological area means entering a sacred enclosure, with its differences, its symbols and its rituals.  Living  the city  and visiting it is not the same.

living the city means to dwell in it and feel its unconscious aspects. Visiting it means to activate an aesthetical research that has nothing to do with everyday life. Actually, it’s more similar to the logic of an event than of a long term relation and living habits. In this project, archaeological and contemporary city are kept separate, even though it’s necessary to think of a connection of the “two cities” to have a complete vision of urban history, intended  as an ensemble of collective places lived in actual times.

Project target and methodology

The project is conceived as a rhapsody. That is, a set of projects developed through years of research and theoretical/project application on the central archaeological area; some are bachelor or master degree projects, one is a competition project, all recomposed and redesigned in a global master plan, which is the main actual contribution, together with some new conceived monumental elements.

The proposal is based on the following fixed elements: Via dei Fori Imperiali is preserved in its actual substance, with some redefinition and reduction interventions only on the edges and lateral parterre, and modifications on the upper surface; the actual mobility solution, mixing pedestrian spaces and special public transport, with time slot distinctions, it is considered as suitable for the new proposal.

Via Alessandrina is kept in its trace, too, but reduced in width and it becomes permeable at the archaeological level, assuming the aqueduct architecture as a visual reference; this transparency, together with the existing  and new passages under Via dei Fori Imperiali, makes possible the connection between all the forum spaces. The “Y” shaped conjunction of the road axis of the 16th and 20th centuries, crossing near to the east apse of the Basilica of Maxentius, remains unchanged. On this basis the project proposal is a classical “urban design”, developed on five central perspectives on which the most relevant perceptions of the whole area converge: the first one concerns the Trajan Column axis. It’s a very relevant direction that symbolically connects a sequence of original centralities, as will be shortly explained.

The second perspective involves the axis of the temple dedicated to Venux Genitrix in the Forum of Caesar, and therefore the original system of Imperial Fora. The third is the mail axis of Via dei Fori Imperiali, particularly in its trench part between the two platforms designed by Muñoz, one on the Basilica of Maxentius side, the other on the pseudo-Velian hill. The fourth perspective is related to the Colosseum-Temple of Venus and Rome axis, and the fifth one connects two facing hills, with the mediation of the Colosseum, on the Celio-Oppio axis.

All the proposed interventions are based on this main axial system.

Proposed interventions

The project deals with all the five issues of the competition announcement, designing a new master plan for the area included between Piazza Venezia and Viale della Domus Aurea and trying to use the actual form at its best, as the result of the historic palimpsest.

The first intervention concerns Hadrian’s Auditoria, which have been brought to light through the demolition of part of the urban accommodation designed by Raffaele De Vico in the Thirties. We think that there are two possible strategies of intervention: rebuilding the original urban design or designing a new one, harmonised with the general design of Piazza Venezia, without any volumetric addition or other incongruous insertions. We chose the second option, more interesting from the design research point of view. The architectural solution is an extremely low tholos, the centre of which marks the intersection of the ellipse generating the De Vico design with the axis connecting the centres of the domes of Santa Maria di Loreto and Santissimo Nome di Maria churches. this tholos has the same diameter as the Pantheon, a vaulted semi-spherical intrados and an extrados defined as a circular staircase centred on an oculus, through which it’s possible to see the archaeological ruins underneath. The circle shape has been contaminated by the underground line C exit stairs.

The second intervention concerns the global design of the Imperial Fora areas not involved in the trace of Via dei Fori Imperiali and Via Alessandrina, creating at the same time two new entrances to the archaeological site in the Forum of Caesar (Clivus Argentarius) and Largo Ricci. The arrangement of the Forum of Caesar focuses on the scenographic and architectonic role of the Temple of Venus Genitrix, on which the proposal re-thinks the anastylosis,  trying to remark the different transformations occurred, particularly in the Maxentius period. The site entrance is located near the church of Santi Luca e Martina, in the context of a new use of available spaces for services involving all the east side of the Forum.

The intervention in the Forum of Trajan is related to the architectonical treatment of Via Alessandrina, with the aim of a greater permeability at the archaeological level and a volumetric densification of the architectonical element connecting the squares of Trajan’s and Augustus’ Fora; this element is  taken in great consideration because it’s the only non-linear connection element in the whole Fora system, and it’s an important geometric reference for the symmetry axis based on the Trajan’s column (axis that touches the apse of Maxentius’ Basilica, the union point of the two cells of the Venus and Rome Temple, the Meta Sudans, the Temple of Divus Claudius and the centre of Santo Stefano Rotondo). On the other side, the ruins of the Quartiere Alessandrino are reduced in volume and brought to a mere legibility level, filled and used as a platform available for services and exhibitions. The entrance (or exit) is located on the southern angle of this triangle-shaped excavation site, similar to an arrow pointed to the Temple of Rome and Venus, between Augustus and Nerva’s Fora.

The third proposal involves some interventions connected to the “propylaea” located at the beginning of the second part of Via dei Fori Imperiali, the trench portion between the Basilica of Maxentius and the remaining part of the Velian hill and Villa Rivaldi. These interventions concern: a) building a viewpoint tower, inspired by some solution proposed in 1934 Competition for Palazzio Littorio, located between via dei Frangipane and the retaining wall designed by Muñoz. The tower has the same geometrical centre as the great staircase that leads to Belvedere Cederna, and incorporates the staircase itself, becoming the ending point of the symbolic re-foundation axis that connects the entrance of the Farnese Gardens to the constantinian apse of the Basilica of Maxentius;

  1. b) creating an antiquarium on the remaining part of the Velia, related to the existing Villa Rivaldi, with a stoa running all along the Belvedere Cederna; together with the viewpoint tower and the upper stoa it forms a new architectonic system overlooking Via dei Fori Imperiali;
  2. c) building a new service volume for ticket office, bookshop and reception on the terrace over the Clivus of Venus Felix, next to the great retaining wall dated back to the neronian period. the two-storey building is also accessible from Via dei Fori Imperiali through the staircase designed by Muñoz, and is the joining and distribution point of visitors flowing in and out of the Roman Forum and Palatine hill, with the relevant contribution of the underground line C new metro station. The presence of the station has a further importance in the development of exhibition spaces, as explained in the following point;
  3. d) creating a museum-station under Via dei Fori Imperiali, able to connect the two opposite entities of the Velia Antiquarium and entrance through the Basilica of Maxentius. The exhibition spaces are conceived as a grand galerie, and are the extension of the underground volume of the metro station towards the Vicus ad Carinas, near to the Temple of Peace. Recently found ancient ruins are preserved at their level, between the museum vault extrados and the street level.

The fourth proposal is about the axis connecting the Colosseum to the Temple of Venus and Rome. As far as this last one is concerned, a new three-dimensional asset of the pronaos was required. A choice could be made between the reconstruction of the Viridarium Veneris et Romae designed by Muñoz, and a more architectonic solution based on a research on the history of the temple. Due to the original dimensions of the temple, we decided to use both ways: a re-statement of the Viridarium in the pronaos and peristasys, and simultaneously, a museographic volumetric reconstruction of the cell alone. The result is an architecture of remarkable proportions, but compatible with the dimensions of the Colosseum and the Basilica of Maxentius, between which the new proposal is located and to which it refers. The museographic reconstruction works mainly on section traces, to offer a view of the different elements and levels of the original composition (impost and keystone of the cell’s vault, trabeation, roof ridge, etc..). For the Colosseum intervention, the reconstruction of the whole floor of the arena is proposed, and thanks to this new continuous surface it would be possible to create an open public piazza for special events or on particular periods. A great ephemeral scenic design is proposed inside, related to the church of Santa Maria dei Martiri designed by Carlo Fontana between 1675 and 1679 to be built inside the Colosseum, but never erected. The setting, which can be completely removed and explored, would be made with metal carpentry structure, volumes, cut polystyrene blocks covered in resin, and the main architectonic elements in wood shaped by numerical control machines.

The fifth intervention operates on the Celio-Oppio axis, or better on the relation between the two hills, aiming to create a continuity from the terrace of the Temple of Divus Claudius to the terrace of the Domus Aurea-Titus and Trajan’s Baths. The axis, going through the Colosseum and a new building insisting on the Ludus Magnus ruins, is mediated with a new museum architecture developed horizontally along the perimeter of the Baths of Titus site, which are excavated and put on show. These two new buildings are in their farthest part a sort of gate to the Central Archaeological Area on via Labicana. Finally, the Ludus Magnus building completes the eighteenth century urban design in Via San Giovanni in Laterano, reconstituting its head in front of the Colosseum.

Tavole di progetto
Fotoinserimenti