(Una proposta di replica)
Come anticipato nell’articolo precedente, pubblico qui la proposta di replica agli articoli di Vezio De Lucia e Paolo Berdini, apparsi su Il Manifesto rispettivamente il 5 e il 9 Maggio 2017. La proposta non è stata minimamente presa in considerazione dal quotidiano. La ripropongo a sette mesi di distanza in quanto il tema del salvataggio della Via Alessandrina si fa molto urgente.
Il testo è pressoché invariato (solo qualche correzione dei refusi di bozza). Permane anche lo stile giornalistico e non propriamente scientifico. Forse alcuni concetti potevano essere ampliati e approfonditi, ma ho preferito mantenere la dimensione della bozza originaria che è sta commisurata sulla dimensione di quelli di De Lucia e Berdini.
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Ringrazio la testata per lo spazio concessomi (in realtà poi mai messo a disposizione, n.d.r.), grazie al quale ho occasione di evidenziare alcuni aspetti riguardanti sia la questione della Via Alessandrina sia il Progetto Fori, ampiamente discussi, tra l’altro, in occasione del convegno intitolato Piranesi Prix de Rome 2016. Il disegno dell’Area Archeologica Centrale e della Nuova Via dei Fori Imperiali, tenutosi presso i Musei Capitolini il 23 Marzo scorso, qualche settimana fa.
Premetto che sono stato il primo, già nel Gennaio scorso, a mobilitarmi a difesa di Via Alessandrina, redigendo assieme ad altri colleghi e amici una lettera rivolta alle istituzioni preposte in cui si chiede la revisione del progetto demolitorio. Sulla questione credo di avere anche il polso della risposta del mondo intellettuale, registrando non solo adesioni ma anche dinieghi da parte di diverse posizioni che invece concordano con lo smantellamento.
Il primo aspetto che vorrei evidenziare riguarda Via Alessandrina nel suo rapporto con il Progetto Fori, il quale, contrariamente a quanto sostiene Vezio de Lucia, mai ha considerato di mantenerla. Tutt’altro, ne fissa laicamente la demolizione, assieme a tutto l’impianto viario realizzato negli anni del Governatorato. Basta andare a guardare gli elaborati di progetto per farsene una ragione. Se oggi esiste Via Alessandrina è perché lo ha voluto Antonio Muñoz attuando nel 1932 una vecchia idea di Corrado Ricci che nel 1911 la immaginava come grande terrazza sull’archeologia, in una fase della città di Roma in cui i Fori Imperiali neanche esistevano poiché sepolti sotto il quartiere Alessandrino, realizzato nel XVI secolo con finalità speculative. Già, perché i Fori Imperiali esistono oggi solo e unicamente grazie alla realizzazione di Via dell’Impero. Aspetto che spesso sfugge ai più. Solo negli ultimi anni la Via Alessandrina ha assunto il significato di alternativa a Via dei Fori Imperiali, quando nell’immaginario dei sostenitori del Progetto Fori, questa avrebbe potuto assumere il compito di collegamento tra Piazza Venezia e il Colosseo, punto critico e irrisolto del progetto stesso.
Qui, il secondo aspetto, che invece riguarda il Progetto Fori in sé, definito da De Lucia come la più straordinaria proposta di rinnovamento dell’urbanistica romana. Il Progetto Fori, ispirato da Adriano La Regina e disegnato da Leonardo Benevolo, ha goduto di una protezione intellettuale senza precedenti dovuta, nella sostanza, proprio al fatto che in realtà non si tratta di un vero e proprio progetto urbanistico, ma di un progetto politico, una metanarrazione finalizzata a fornire la legittimazione discorsiva all’eliminazione di Via dei Fori Imperiali, lo stradone fascista. De Lucia ne ha riassunto bene le vicende e la sua collocazione storica e culturale.
Ma, il Progetto Fori originario, per stare in piedi aveva bisogno di diverse stampelle che in realtà si collocavano al di fuori del progetto stesso, in una posizione sostanzialmente tanto ideologica quanto utopistica. La prima stampella stava nell’essere non un pro-getto ma un re-getto, tutto orientato al ripristino di una condizione urbana riferibile al Piano Baccelli di un secolo prima (1887-1987), quando Roma non era ancora una città capitale; la seconda stampella consisteva nel rivoluzionamento dell’intero sistema di mobilità di Roma moderna, con costi incalcolabili per andare a sopperire all’eliminazione del sistema viabilistico centrale (Via dei Fori Imperiali, Via San Gregorio, Via dei Cerchi, Via del Teatro di Marcello); la terza stampella stava nell’affidamento alla quotidianità della riqualificazione di una enclave archeologica recintata ope legis di eccezionale preziosità, facendo passare un luogo dalla limitatissima accessibilità per un luogo di facile attraversamento in cui i bambini passano per andare a scuola, le mamme si incontrano con i sacchi della spesa e altre amenità del genere. La quarta stampella stava nel definire come incompatibile la riunificazione dei Fori con la conservazione di Via dei Fori Imperiali e Via Alessandrina.
Il Progetto Fori attuale invece, altro non è che la demolizione di Via dei Fori Imperiali. Non esistono infatti altri contenuti a connotare una proposta che è invece da intendersi urbanisticamente non solo sbagliata, ma anacronistica e pericolosa. La demolizione di Via Alessandrina, ben lungi dall’essere l’addio al Progetto Fori, costituisce la sua stessa attuazione, lenta, puntuale, rapsodista e inesorabile. È l’onda lunga di una visione politica senza progetto che ha portato progressivamente al taglio di Via Bonella, con l’isolamento della Chiesa dei Santi Luca e Martina, allo sciagurato scavo di Piazza della Madonna di Loreto con la distruzione di uno dei parterre della bellissima sistemazione di De Vico per Piazza Venezia, alla grottesca sistemazione del grande triangolo di scavo sopra il Fori di Traiano, con la conseguente distruzione dello spazio pubblico, bello e ordinato, lasciato da Antonio Muñoz. Le cose stanno andando quindi nella direzione opposta rispetto quella evocata da De Lucia e Berdini.
Il dibattito dal canto suo invece c’è, eccome. Con la differenza che si è spostato dai salotti romani al confronto progettuale su scala internazionale. Tra il 2016 e il 2017 si è svolta la prima ed unica consultazione pubblica sul destino dell’Area Archeologica Centrale e sulla riqualificazione e risignificazione di Via dei Fori Imperiali, dopo ottantaquattro anni dalla sua realizzazione. La novità? Che per la prima volta è stata proposta un’alternativa al Progetto Fori alla quale hanno dato risposta diciannove Scuole Universitarie di Architettura italiane e straniere e altrettanti studi di progettazione di profilo internazionale. L’esito? Diciannove nuove proposte delle quali, due terzi mantengono integra Via dei Fori Imperiali, ridisegnandola e considerandola soprattutto nella sua reale essenza: cioè non solo come il logico esito della storia urbanistica di Roma (G. Ciucci), ma finalmente, anche come la più straordinaria prospettiva architettonica del mondo classico, declinazione moderna della rinascimentale città ideale.
Pier Federico Caliari
Allegati
01_IL MANIFESTO_ARTICOLO DE LUCIA
02_IL MANIFESTO_ARTICOLO BERDINI
03_IL SOLE 24 ORE EDILIZIA E TERRITORIO_16_03_016
04_ART TRIBUNE_CLAUDIA GIRAUD_19_03_016
05_CORRIERE DELLA SERA_ROMA_27_03_016
06_CORRIERE_31.08.2016_VINCITORI
07_CORRIERE DELLA SERA_ROMA_01_09_016
08_IL SOLE 24 ORE EDILIZIA E TERRITORIO_01_09_016
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